Lucida libertà

di Riccardo Burgio
settembre 2000

Fra i molti cambiamenti cui la nostra società sembra andare incontro, uno dei più drammatici, le cui conseguenze sono imprevedibili, é la completa disintegrazione dell'autorità maschile, a tutti i livelli ed in tutte le forme.

Sebbene sia un fenomeno originatosi nei paesi europei nei secoli scorsi, (filosofi come Nietzsche parlavano già alla fine del '900 di una femminizzazione dell' Europa) è diventato ormai un fenomeno mondiale che investe tutta la civiltà umana contemporanea.

Solo un osservatore attento e perspicace riesce a distinguere ovunque, anche nei cosiddetti paesi del terzo mondo, quantunque in forma ancora solo germinale, il diffondersi di una cultura che relega l'uomo ad un ruolo secondario, nel migliore dei casi, e addirittura negativo, nel peggiore. Un osservatore attento e aperto a questa problematica è però già adesso ostacolato nella sua possibilità di esprimersi al riguardo da una generalizzazione opprimente, nel discorso collettivo e in tutti i mezzi di comunicazione, discorso che difende e idolatrizza quello che ormai sta diventando un mito, un principio etico quasi religioso, il ruolo della donna.

In virtù di un passato che le ha volute in una posizione di apparente inferiorità, la coscienza femminile cerca adesso un ribaltamento dei ruoli, con gravi disagi, evidenti eppure negati, non solo negli adulti uomini che non capiscono e non si sanno adattare ai cambiamenti, ipnotizzati ancora da condizionamenti e cliché anacronistici, ma soprattutto negli adolescenti maschi, presi da una angoscia che ha le sue radici nel rapporto con le nuove madri e con padri assenti, non tanto fisicamente come pure accade nelle dolorose e frequenti separazioni, ma soprattutto assenti come principio maschile.

Il senso e il significato del mascolino nel ciclo della natura e nella psiche umana (senso e significato che ovviamente trascendono i corpi maschili o femminili e che solo l'ottusità del movimento femminista ha ignorato con la paradossale conseguenza di creare donne mascolinizzate) é stato così violentemente attaccato nella cultura degli ultimi decenni che é diventato un concetto opaco non più ben definibile, di cui non si parla o si parla con vergogna.Oppure si ricorre a immagini che nel nostro tempo sono evidentemente ridicole, come l'uomo guerriero, l'uomo bruto, duro. Addirittura sono adesso le donne che si arrogano il compito di definirlo, con varie difficoltà e contraddizioni.

Basta studiare con attenzione il discorso femminile, senza bisogno di essere profeti, per ipotizzare una società, forse una civiltà futura, dominata dalla donna nella quale per molto tempo agli uomini mancherà anche la consapevolezza della loro propria ed unica verità.

Tale é la preponderanza del punto di vista femminile nel nostro mondo odierno e la denigrazione dell'uomo, una vendetta giustificata da un passato sempre più immaginario e da un presente in cui le ingiustizie ed i soprusi sono visti solo a senso unico, che violentano l'uomo e lo derubano di ogni suo valore, tanto che neppure gli uomini si rendono conto di aver ormai adottato questo punto di vista su tutte le cose.

Senza rendersene conto, l'uomo si ritrova in una situazione in cui non ha più nemmeno il diritto di avere un altro punto di vista, non femminile, nella famiglia, sul lavoro, in politica, nella società insomma. In effetti non sa più nemmeno pensare ad un altro modo di vedere le cose da come le vede la donna, proprio ciò che sarebbe necessario e giusto, perché non siamo uguali, invece è questa la situazione che si é creata.Ci sarebbero molte altre cose da dire ma il punto che volevo fare é un'altro.

Certamente non é possibile, come in tutte le cose, un ritorno indietro. Al contrario, l'uomo deve cercare di trasformare in se stesso questa situazione drammatica, in modo positivo, come uno stimolo a liberarsi da tutti i condizionamenti culturali in proposito, andando a indagare le radici della sua schiavitù psicologica e emozionale nei confronti dell'altro sesso, nel suo rapporto con la madre e con il padre.

E' un lavoro arduo quello che lo attende, più urgente e precondizione di battaglie giuridiche e sociali che non saranno facili se non sostenute da freddezza e lucidità senza le quali non riuscirà neppure a farsi sentire. Io credo che l'uomo abbia dalla sua parte l'intelligenza, l'umorismo e la spiritualità più alte, ma dovrà coltivare queste doti in modo estremo se vorrà ritrovare la sua dignità.

E' ovvio che non sarà mai la donna a poter definire cosa sia l'uomo, questa é la prima cosa da combattere con tutte le forze.

La colpa e la paura non devono impedirgli di rifiutare con vigore i ruoli che gli verranno assegnati. E tutto ciò non accadrà senza una coraggiosa libertà dal dolce conforto (illusorio, ahimè) che la donna sembra sempre offrire.

Non disprezzo ed odio dovranno essere le sue armi, ma l'amore della libertà.